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4.12.07

Spiccioli d'Illuminismo di Nicola Terracciano

Il caro amico, avvocato Gennaro Paolo Pisanti, ha pubblicato in questi giorni (luglio 2007) il suo primo libro “Spiccioli di storia, di monete e d’altro” (108 pagine), beneagurante di altri, nel solco solido e duraturo paterno, che meglio fa cogliere il ruolo vitale di animazione civile che una famiglia di intellettuali casertani ha saputo e sa esercitare nella loro cara città e provincia, pur nel cuore di tante contraddizioni storiche che la caratterizzano, la bloccano, le impediscono di raggiungere quella modernità, che è di tante altre aree del paese. Esso è stato pubblicato da L’Aperia, casa editrice anche di questo strumento di impegno culturale e civile che è “Il Caffè”. La piccola casa editrice si sta arricchendo di collane e di volumi, che la configurano ormai come un’ammirevole e ambiziosa realtà editoriale della provincia italiana, così ricca di energie e presenze inimmaginabili e che fanno sperare. Nella collana “Anemomi” (saggi, documenti e ricerche) ben si colloca questo testo, che raccoglie in massima parte articoli pubblicati negli anni sul citato “Il Caffè”. La elegante, efficace copertina, graficamente arricchita di immagini (come tutto il libro, con indubbia efficacia didascalica e di lettura agevolata) di Beccaria, di monete, dell’ingresso di Garibaldi a Napoli nel 1860, del violinista - compositore fiorentino Veracini, apre un sintetico spiraglio sui temi ricorrenti del libro, che costituiscono il cuore dei vari, molteplici interessi storico-culturali, e sottilmente civili, del Pisanti: la numismatica, il Risorgimento, specialmente garibaldino, la musica, le memorie cittadine casertane. Attraverso sintetiche presentazioni di molteplici libri e di personalità (perciò “Spiccioli”), che rivelano una vivace curiosità intellettuale in tante direzioni, che si fanno apprezzare per la chiarezza e la capacità di cogliere la sostanza del loro rilievo conoscitivo e interpretativo (a partire dal libro-intervista al grande medievalista francese Le Goff ai libri sull’Illuminismo, specialmente lombardo e napoletano, al Mezzogiorno borbonico e napoleonico, alle indagini su Garibaldi, di Dumas e di Treveylan, su Cavour, di Rosario Romeo), si aprono squarci storici più ampi e problemi storiografici più aperti. Ma il cuore più caratteristico del libro è soprattutto, anzitutto, la numismatica. Essa, che nell’immaginario collettivo è vista come hobby erudito di tipi particolari (come quelli che si interessano di francobolli), in realtà (ed è questo uno dei meriti fondamentali del libro) una scienza storica importante (e lo testimoniano specifiche società nazionali, riviste e cattedre universitarie), come lo sono tante altre (dall’archivistica alla diplomatica all’archeologia). Essa supporta positivamente il discorso storico, assicurando concretezza e contestualità, evitando arbitri interpretativi e andamenti romanzeschi. Le monete, come i documenti scritti, come le varie altre testimonianze del passato, permettono di entrare nella concreta vita quotidiana, economica, sociale di tutte le classi sociali, aprono spiragli sui livelli di modernità o di arretratezza dei vari Stati, sulle capacità di adeguatezza storica delle classi dirigenti con le loro politiche. All’interno di questa rivendicazione del valore storico-scientifico della numismatica si collocano gli scritti più importanti della prima parte della raccolta, che non a caso sono più articolati e anche più tecnicamente impostati (es. L’Illumini-smo in Italia e le monete, le piastre di Carlo III e di Ferdinando IV, le monete della Repubblica Subalpina, quelle di Gioacchino Murat, Vittorio Emanuele III “re numismatico”, che personalmente curò e produsse la più grande collezione di monete, promosse il “Corpus Nummorum Italicorum” in venti volumi, l’ultimo uscito nel drammatico 1943, e fu presidente ad honorem della Società Numismatica Italiana). Il discorso del Pisanti non è mai aridamente tecnico, ma sa sollevarsi sempre dal livello numismatico a quello più ampio storico-politico-intellettuale, in cui la vicenda monetaria si svolge. Da una considerazione puntualmente approfondita e lucidamente posseduta delle vicende storiche italiane dal Settecento ad oggi nasce poi quella segreta tensione civile, che attraversa esplicitamente e implicitamente quasi tutti gli articoli e che, di fronte a tanti smarrimenti civili e politici di oggi, gli fa rimpiangere, con nostalgia e volontà di ripresa, quella Italia illuministica di Verri e Beccaria, di Genovesi e Filangieri, quella Italia risorgimentale, specialmente garibaldina, alla quale è legatissimo, che, come diceva Alessandro Galante Garrone, pure c’è stata ed ha operato, nel Parlamento e nel paese, desiderosa solo del bene comune e tutta impegnata e sollecita a sanare le piaghe secolari di una paese ancora impregnato di feudalesimo, di clericalismo, di arretratezza, di corruzione, di privilegi. E per poter continuare a vivere e operare, pur nell’amarezza che viene spesso dalla vicende storiche irrisolte o tradite, e che prolungano la loro ombra nel presente, o dalla negativa cronaca quotidiana, le vie di consolazione e di salvezza sono la musica (di qui la seconda parte del libro, con predilezione verso il violino “qualcosa di vivo”, la cui musica “scorre come un nettare”, con un articolo dedicato al suo quasi mitico costruttore, Stradivari cremonese, verso i violinisti virtuosi rigorosi, che vanno da Veracini a Paganini, a Tartini, a Heifetz, a Enescu, a Menuhin, verso la musica di Mozart, «il più illustre prodigio musicale della storia», di cui si colgono anche gli strettissimi rapporti con l’Italia, patria della grande opera settecentesca e anche di musica strumentale, nella cui lingua scrisse le opere straordinarie come “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni” e “Così fan tutte” su libretti di Da Ponte), la cultura, il viaggiare, il culto della ragione e del sapere, coltivato con serietà e puntualità, mai ridotto a pura erudizione, delle memorie patrie locali (di qui la parte relativa alla più nobile storia casertana, che ruota intorno alla straordinaria, europea Reggia del grande Vanvitelli, entrata nel circolo classico dei viaggi del “Grand Tour”, simbolo e metafora di un sogno civile), che soli possono difenderci, limitandone i danni, dalla forza possente del buio storico che producono l’ignoranza, il pregiudizio, la grossolanità, la violenza, che ne è la conseguenza inevitabile.

Nicola Terracciano

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